IL SECONDO BORGO, TRA I VENTI PIÙ BELLI D’ITALIA

KILIMANGIARO 2017, RAI 3

Il tempo sembra essersi fermato ad Arquà Petrarca, il centro dei Colli Euganei che, più di tutti gli altri, mantiene inalterato il fascino antico dei borghi medievali. Il suo nome deriva forse da Arquata montium, che significa “chiostra dei monti”, ma deve la sua notorietà alla fama eterna di Francesco Petrarca, il poeta che vi passò gli ultimi anni della sua vita.

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LA STORIA DEL BORGO

DALLA PREISTORIA ALL'UNITÀ D'ITALIA

L’attuale nucleo abitativo di Arquà, dal latino Arquatum o Arquata volgarizzato poi in Arquada, va a designare quel Borgo che mantiene ancora in gran parte intatto il suo aspetto trecentesco, e che fu abitato, negli ultimi anni della sua vita, dal Poeta Francesco Petrarca. Le origini di Arquà sono chiaramente medievale e le si può far risalire al periodo in cui veniva a collocarsi su di una probabile linea difensiva che doveva esistere già in epoca barbarica e che collegava la Rocca di Monselice, centro della locale giurisdizione politico amministrativa longobarda, con Valle S. Giorgio, Cinto Euganeo e la fascia pianeggiante verso Vicenza, a ponente dei colli.  Andando più indietro nella storia si scopre che il territorio si Arquà ha origini antichissime.

BIOGRAFIA

IL PETRARCA

Francesco Petrarca nacque nel 1304 “allo spuntar dell’alba, il lunedì 20 luglio, nella città di Arezzo e nel borgo dell’Orto” (Sen. VIII.1). Il padre, ser Petracco di ser Parenzo notaio a Firenze come suo padre, ser Parenzo di ser Garzo ( Parenzus de Incisa) e suo nonno Garzo, guelfo di parte bianca, era stato costretto ad abbandonare la città nel 1302, in quanto bandito per motivi politici, e a rifugiarsi con la moglie Eletta Canigiani proprio ad Arezzo abbandonando così la casa all’Incisa ( località poco lontana da Firenze). Nel 1305 Ser Petracco riuscì a far ritornare la famiglia all’Incisa, di proprietà del nonno di Fracesco, mentre su di lui pendeva ancora la condanna. Nel frattempo Eletta ebbe altri due figli oltre Francesco: uno morto piccolissimo e Gherardo (nato nel 1307), il fratello amatissimo dal poeta. Nonostante nel 1309 ser Petracco fosse stato riconosciuto innocente non riuscì mai a far rivalere i propri diritti e non ritornò mai più a Firenze.”

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